LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 11 febbraio – 6° del Tempo Ordinario (anno B)
RELAZIONI SANE
(Mc 1, 40-45)
La lebbra colpisce la pelle, mortificando il canale più immediato delle relazioni con gli altri, con il mondo, con le cose. Viceversa, può succedere che la solitudine, l’incapacità di stare bene con gli altri, provochi malattie. Se il corpo si ammala, anche l’interiorità ne risente; se l’interiorità è malata, anche il corpo fatica a vivere il suo normale contatto fiducioso con il mondo.
La mano di Gesù, che si apre e si tende fino a toccare il lebbroso, restituisce la libertà di quell’uomo alla sua possibilità di stare con gli altri, di vivere legami sani, equilibrati, trasparenti. Per questo motivo lo si invita a seguire le prescrizioni di Mosè, non per tornare alla precedente sottomissione, ma perché la vera libertà non è passare dalla schiavitù al sovvertimento ingenuo e frettoloso di ogni regola, ma è il coraggio di stare dentro alle normali regole del vivere comune per trasformare le relazioni dall’interno, con saggezza, con pazienza e con lungimiranza.
Purtroppo viene alla luce il vero problema di quell’uomo: la sua incostanza, la sua difficoltà di equilibrio, tanto da passare in un attimo dalla totale solitudine allo sfarfallamento senza regole nel proclamare la notizia della guarigione, a tal punto da mettere in difficoltà lo stesso Gesù.
Il vero bene non è mai solo per noi; è sempre condiviso ed è al servizio della buona edificazione di relazioni sane, senza sfarfallamenti in cu rischiamo di essere nuovamente noi, seppure guariti, al centro dell’attenzione.
La vera guarigione non è fare ciò che si vuole, ma saper vivere con cuore libero e nuovo gli affetti più comuni della vita, saper dare senso e giustizia al vivere insieme, affrontando senza paura la lebbra della diffidenza, confessando le nostre fatiche, restituendo alle fondamentali leggi del vivere insieme il loro spirito originario: non tenerci lontani gli uni dagli altri, ma porsi al servizio dell’uomo e delle sue buone e sane relazioni.
In un tempo di depressi solitari e di protagonisti ad ogni costo, c’è bisogno della mano saggia di Gesù, che restituisce a ciascuno di noi la fiducia necessaria per vivere la bontà delle relazioni con gli altri, nel medesimo istante in cui rivela la loro capacità responsabile di vivificare dall’interno la casa comune che è il mondo. A meno di tanto, come succede per il lebbroso, anche la guarigione più bella si trasformerebbe di nuovo nel suo contrario, ovvero in una solitudine ancora più amara, nascosta da assordanti parole, certo, ma incapace di costruire qualcosa di duraturo e di condiviso.