Domenica 12 gennaio – Battesimo di Gesù (Mt 3,-17) (anno A)
LA PALESTRA DEL QUOTIDIANO
Una vignetta di Charlie Brown, incrociata per caso sul web, rappresenta Lucy intenta ad innaffiare un vaso di fiori, con la scritta che dice: “Non raccogli ciò che hai seminato, ma ciò che hai curato giorno per giorno!”.
È vero! Si raccoglie soltanto ciò che diviene oggetto di attenzione, di cura silenziosa, di custodia discreta e attenta. La vita reale si costruisce così: non passando di magia in magia, né di evento in evento, ma attraverso la faticosa palestra delle cose quotidiane, che senza fare rumore ci costruiscono poco per volta, smussano gli angoli, forgiano occhi e cuore, educano alla fedeltà e alla pazienza, al coraggio dei tempi lunghi e alla gioia riconoscente di fronte a ciò che cresce giorno per giorno.
Non è molto di moda questo stile, a volte neanche nella chiesa, presi come siamo dalla smania di protagonismo, assai poco abituati a riconoscere il fremito leggero della foresta che cresce, piuttosto che il rumore assordante di un albero che cade.
Gesù vive trent’anni a Nazaret prima di iniziare la sua vita pubblica, attraversa trent’anni nel nascondimento della palestra quotidiana prima di ricevere il battesimo. Impiega trent’anni di attività umana per imparare a udire in essa la “voce” benedicente del Padre.
Stile inconfondibile dell’incarnazione! Se perdi l’umano, perdi anche Dio; se non ti metti in fila al Giordano come tutti, perdi anche Dio; se ritieni che la condivisione della storia e del mondo che ci accomuna non ti sia degna, non ti si addica, non sia alla tua presunta altezza, perdi anche Dio, oltre che la tua stessa umanità.
Che strano! Dimenticandoci di questi trent’anni di Gesù passati a immergersi nella creazione con tutto sé stesso, abbiamo pensato di poter ridurre la religione a qualche generico, magico, scenografico gesto sacro, molto rassicurante, ma che non ci cambia neppure di una virgola. Può essere ridotto a questo il Battesimo che abbiamo ricevuto? Può essere ridotto a questo l’Eucaristia che celebriamo insieme alla domenica?
Sulle orme di Gesù al Giordano, immergiamoci prima di tutto nella vita, cimentiamoci con la faticosa palestra del quotidiano, mettiamoci saggezza e passione nel prenderci cura dell’esistenza umana e del suo mondo. Solo così tutto il resto avrà un senso, porterà frutto, sarà curato giorno per giorno, diventando cassa di risonanza di una “voce” benedicente dall’alto, finalmente distinguibile tra le pieghe del vissuto. In effetti, senza la concretezza del corpo e delle relazioni, degli affetti e della manualità, essa rimarrebbe muta e irraggiungibile.
Nessun effetto speciale, dunque, è adatto allo stile cristiano dell’incarnazione, ma solo acqua per immergersi, piedi per camminare, cuore per poter imparare ad amare, coraggio sufficiente per potersi fidare. Questa è la palestra della fede come palestra del quotidiano.
Il resto, lavorando così, presto verrà!