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La Traccia Domenica 6 Ottobre

Domenica 6 ottobre – 27° del tempo ordinario (Anno C)

MENO LARGHI, PIU’ PROFONDI

(Lc 17, 5-10)

 

  È facile ritenere che la statura adulta della vita umana coincida con l’accrescimento di sé, fino a conquistare più spazio possibile. In realtà, questo atteggiamento narcisistico non fa altro che incrementare l’obesità, causa di rallentamento e di affaticamento. È un’esperienza comune: quando ti allarghi in troppe cose e vuoi arrivare a controllare tutto, alla fine non fai più niente, ti ritrovi bloccato, oltre che esasperato dalla competizione invidiosa.

  Anche il più alto esercizio di carità, che è la politica, rischia di assumere questa forma: leader solitari che si prendono tutta la scena, palchi da concerto, folle urlanti e obbedienti. E tutto sommato sembra andarci bene: l’importante è che qualcuno accresca se stesso con facili populismi, lanci qualche slogan generico e prometta obesità per tutti. E poco per volta, senza troppi rumori, il coinvolgimento di ciascuno si assottiglia.

  E se fosse arrivato il momento di essere un po’ più critici su questo punto? E se fosse ora di restituirci reciprocamente la saggezza dei limiti? Non è forse ora di reimparare ad essere meno larghi, ma più profondi? In fin dei conti Gesù, ai discepoli che chiedono di “accrescere” la fede, risponde al contrario: la fiducia, come l’intera vita, non è questione di accrescimento, ma di profondità a partire dalla concretezza della propria storia. Basta la misura di un granello di senape, se quel seme è preso sul serio, approfondito, condiviso, curato ogni giorno con fedeltà, passione e responsabilità. È prendendo sul serio la profondità abitudinaria delle cose che si cambia il mondo, che si costruisce una società davvero umana.

  Forse è proprio vero, come rivelano le parole di Gesù, che per un’intera vita si custodisce la propria umanità imparando a diventare servi. E per le Scritture il servo non è il sottomesso, ma è colui che acquisisce una dignità senza pari perché diventa saggio facendo bene, con gratitudine e libertà, il proprio lavoro, riconoscendo il limite come una benedizione e occupando al meglio il tempo che ha a disposizione, fosse anche piccolo come un granello di senape.

  Mai come oggi abbiamo bisogno di questo annuncio evangelico: meno larghi e più profondi, meno ansiosi nell’occupare spazi e più snelli e laboriosi nel saper dissodare il terreno quotidiano della nostra vita, insieme agli altri e a favore di tutti.

 E scopriremo che non c’è libertà più grande di quella che ci fa arrivare a sera pieni di gioia per essere stati soltanto servi, facendoci scivolare via ogni tipo di invidia o pesantezza dovuta al bisogno eccessivo di riconoscimento. E sperimenteremo che non c’è libertà più grande di quella che ci rende riconoscenti del bene ricevuto e compiuto, perché solo così, senza calcoli, la vita riparte ogni volta e non smette di moltiplicarsi con fiducia.

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