Domenica 15 settembre – 24° del Tempo Ordinario (anno C)
DARE CORPO ALLA MISERICORDIA
(Lc 15, 1-32)
Tramite la misericordia si costruisce un mondo abitabile e si riesce a custodire l’umanità dell’uomo. Ad un patto, però: che si riconsegni a questa parola tutto il suo spessore, la sua pelle, il suo “corpo”, liberandola da una certa generica mollezza che l’ha quasi resa impronunciabile.
Il gesto della misericordia, infatti, che significa decidere di riaccogliere l’altro nel proprio grembo perché rinasca, anche quando ha sbagliato, non è un puro anelito sentimentalistico, ma una potente operazione di giustizia, in grado di riannodare i legami feriti perché tengano, perché non si perdano più proprio quando tramonta il fuoco dell’innamoramento, proprio quando non basta più l’ingenuità adolescenziale di affetti esclusivamente romantici e di ritorni immediati dei propri bisogni.
La vita reale, si sa, passa attraverso le ferite, affronta i conflitti, impara a gestire il dramma della perdita, fino a volere il bene dell’altro dentro e oltre il suo stesso fallimento. Ecco perché la misericordia, nel suo gesto profetico, mette in campo ben più di una vaga emozione: genera giustizia, verità di rapporti, riscatto sociale senza il quale il mondo sarebbe del tutto inospitale.
Le parabole della misericordia, raccontate nel vangelo di Luca, rivelano questo tratto inconfondibile e assolutamente nuovo del cuore misericordioso di Dio: “tu te ne sei andato, fino a ritrovarti in mezzo ai porci per nutrirti del loro stesso cibo, eppure io decido consapevolmente di correrti incontro e di abbracciarti, di dirti che se tu lo desideri sei capace di volermi bene e di fare il bene. Non mi interessa dell’invidia che questo provocherà: la giustizia dei rapporti umani esige che io faccia festa con te, che la misericordia prenda corpo in un banchetto di condivisione, più forte di ogni fallimento e di ogni possibile smarrimento a cui si può andare incontro”.
Dio è così, incondizionatamente e per tutti. Altro che sentimentalismo, altro che mieloso anelito senza pelle! La misericordia è un vero e proprio “corpo a corpo” della volontà e della dedizione, attraverso cui l’altro viene riscattato e la giustizia che tiene in piedi il mondo viene cucita per sempre sul corpo del fratello, affinché non si perda più: il vestito più bello, il cibo più gustoso, l’anello più prezioso. La misericordia esige il meglio e nulla di meno, perché costruisce una società in cui tutti siamo chiamati ad essere coinvolti, anche il figlio maggiore, che si ostina a non voler prendere parte al banchetto del perdono, ma che pure dovrà riconoscere di poter vivere solo perché da qualche parte qualcuno ha avuto ancora il coraggio, a sua insaputa, di porre un gesto così potente e gratuito. E di uscire a braccia aperte per invitare anche lui, quasi con ostinazione, alla festa liberante della misericordia.