LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 8 settembre – 23° del Tempo Ordinario (anno C)
LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DEGLI AFFETTI BUONI
(Fm 9b-10.12-17)
La lettera di Paolo a Filemone è il testo più breve del Nuovo Testamento. Ma come si sa, le cose umane più decisive non hanno bisogno di megafoni e di lunghe parole, ma di gesti semplici e forti, in grado di cambiare addirittura un’intera storia.
La richiesta di Paolo è che Onesimo, schiavo di Filemone conosciuto in carcere, sia riscattato dalla schiavitù e restituito integralmente alla libertà, come fratello nel Signore.
Il momentaneo allontanamento di Onesimo dal suo padrone viene letto come una imperdibile opportunità: il segreto di legami buoni, all’altezza della nostra umanità, sta sempre nella rinuncia a considerare l’altro un proprio possesso, fosse anche a fin di bene. Questa è la vera rivoluzione degli affetti: quante violenze, quante schiavitù nascoste nascono dall’atteggiamento della padronanza idolatrica, da rapporti troppo esclusivi e narcisistici, che non lasciano alcun respiro, ma incatenano a sé e appesantiscono l’aria!
Paolo non ha timore di definire Onesimo suo figlio, quasi “generato” durante il periodo della prigionia e non trattenuto per sé, ma lasciato andare perché potesse diventare libero. I legami che generano davvero vita e amicizia profonda sono capaci, in questo modo, di realizzare una vera e propria rivoluzione silenziosa, progressiva, concreta, in grado di sciogliere l’uomo dalle catene più tristi e mortificanti.
L’immediatezza di questa lettera può diventare una priorità fondamentale nell’agenda della chiesa e nella vita del cristiano: nessuna inutile battaglia di parte, nessuna parola di troppo, nessuna manifestazione invadente, ma il lavoro quotidiano della costruzione di affetti sani, di legami onesti, di amicizie senza secondi fini, di tempo dato gratuitamente a favore d’altri.
E la cosa sorprendente è che il Signore è già lì, si riconosce in tutto questo, fino a realizzare rivoluzioni impensate, tutt’altro che nascoste o insignificanti. Troppo poco? Non sembra, visto che nel Nuovo Testamento ha trovato il suo dignitoso spazio uno scritto così breve, ma capace di testimoniare per il futuro un processo di progressivo superamento della schiavitù e delle sue scandalose violenze.
Lasciamo da parte, dunque, i troppi proclami, o le discussioni di basso profilo e facciamo in modo che la lettera a Filemone ci immerga nel mare aperto dell’umano e delle sue ferite, per ripartire da qui: affetti buoni, riscatto dell’altro, come segno silenzioso, ma potente, della presenza del Risorto in mezzo a noi!