LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Pasqua di Risurrezione
STUPIRSI PER LE PICCOLE COSE
(Gv 20, 1-9)
I teli piegati con cura, una pietra rotolata via, la memoria dei gesti compiuti e delle parole pronunciate, l’ascolto delle Scritture e piedi che corrono in fretta: così Gesù Risorto si fa strada nella vita dei primi discepoli. I racconti evangelici di Pasqua non ci raccontano in diretta la risurrezione, ma i segni semplici, silenziosi, quotidiani che il Risorto lascia al suo passaggio, creando le condizioni perché chiunque possa liberamente aprirsi al suo riconoscimento.
Non c’è posto per i grandi eventi, per una verità imposta e assordante, ma solo per il coraggio di stupirsi di fronte alle cose più piccole, che poco per volta costruiscono la nostra esistenza giorno dopo giorno.
Per questo, forse, l’andare affannoso delle donne e la corsa scomposta degli altri discepoli al sepolcro viene come rallentata e poi fermata. C’è bisogno di ascoltare, di meditare da capo su ciò che è accaduto, di imparare a stupirsi anche solo per i lenzuoli ben piegati e messi in ordine. Tutto, in quel momento, parla di gratuità, di un avvenimento che ancora una volta sfugge al controllo, ad uno sguardo istantaneo e dominatore, per educare gli occhi a non perdere i segni di risurrezione che si nascondo, invece, nelle realtà più comuni.
Che fatica facciamo a entrare in questo stile! Che fatica ad accettare un Dio così! Ci sembra sempre troppo poco, troppo debole; ci sembra che debba accadere ancora qualcos’altro di sovrumano, di più accecante, di ulteriore rispetto ad una vita, ad un corpo dato fino all’ultimo per noi. La frase tipica è diventata: “si, va bene … però”. E se ci lasciassimo invece incantare dal gesto del Risorto che ha tempo per piegare con cura i teli in cui è stato avvolto? Perché non provare a fare questo senza “però”? Perché ritenere che sia poco divino? C’è qualcosa di più grande di una vita che si dispone a vivere nella fiducia e nell’attenzione ai più piccoli particolari dell’amore?
E’ vero, per essere così ci vuole nulla di meno che Dio, ma non un Dio lontano. E’ necessario il Dio delle piccole cose, che si riconosce in quel Figlio che ha dato tutto se stesso per noi, affinché potessimo imparare da capo a riconoscerne la presenza umanizzante nelle cose più comuni: i teli piegati, il pasto consumato insieme, il cuore che arde all’ascolto delle Scritture, qualcuno che crede a tal punto nella fatica della fraternità da iniziare a praticarla.
Nessun rumore, nessun terremoto viene udito attorno al sepolcro: “solo”, si fa per dire, un’esperienza di assoluta gratuità, messa a disposizione di tutti, della pluralità e della diversità delle nostre storie personali e comunitarie, perché l’uomo, a partire dallo stupore per quei piccoli segni, possa ancora risorgere e rimanere all’altezza della sua umanità.
Buona Pasqua!