LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 20 gennaio – 2° del Tempo Ordinario (anno C)
DIETRO LE QUINTE
(Gv 2, 1-11)
Ti è già successo di gioire dopo aver fatto felice qualcuno senza che l’altro se ne accorgesse? Tieniti stretto questo episodio come una perla preziosa, non dimenticarlo: è la potenza di un gesto umano che resiste ancora ad ogni deriva commerciale e ad ogni tipo di spettacolarizzazione mortificante.
Alle nozze di Cana accade qualcosa di simile, al tal punto che tutti pensano che sia lo sposo ad aver custodito il vino buono fino alla fine del banchetto. Il segno di Gesù, infatti, avviene dietro le quinte, perché in gioco non c’è e non ci vuole essere l’esaltazione della sua persona, ma una festa che deve proseguire per la gioia di tutti i presenti.
Davvero unico un Dio così! Si presenta sulla scena della storia, per la prima volta “in pubblico”, non mettendosi davanti, ma operando dietro e dentro le cose più semplici, dietro e dentro i più piccoli dettagli. Rende possibile la felicità degli altri, senza avere bisogno di occupare il palco, perché quando il vino è buono non avrebbe più senso oscurarne la preziosità bloccandosi a disquisire sulla sua origine: lo gusti e basta, lo condividi e moltiplichi la fraternità attorno alla tavola.
Forse, i primi veri discepoli del quarto vangelo, molto “laici” e per nulla bigotti, sono i servi di Cana, gli unici a conoscere in realtà la derivazione di quel vino, ma probabilmente così colpiti dall’atteggiamento discreto di Gesù da tenere per loro l’informazione, evitando di mortificare quel gesto ponendolo sotto i riflettori e custodendolo così nella sua gratuità.
La chiesa non dovrebbe mai dimenticare questi personaggi: c’è una testimonianza evangelica che passa prima di tutto nella cura dello stile con cui facciamo le cose. L’umano è salvato, rilanciato, trasmesso dal piccolo dettaglio di un vino che rimane buono fino alla fine, da chi ogni giorno, dietro le quinte, crede ancora che il valore delle cose non è dato dal protagonismo di chi le compie, ma dalla loro qualità che viene sprigionata a favore di tutti.
Che Dio ci salvi dall’invadenza, dalla mania di occupare sempre la scena e ci faccia riscoprire la salvifica bellezza di saper gioire, nel nascondimento, ogni volta che qualcuno, grazie ad una nostra piccola attenzione, può tornare a sperare e a festeggiare. E che questo ci basti davvero!