LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 29 luglio – 17° del Tempo Ordinario (anno B)
DAL BISOGNO ALL’INCONTRO
(Gv 6, 1-15)
Se ti limiti a soddisfare un bisogno, non diventerai mai un uomo. Se cerchi esclusivamente di soddisfare i bisogni altrui, sarai applaudito, ti cercheranno per farti re, entrerai alla corte del potere, ma mortificherai la tua umanità e quella degli altri. Se soddisfi qualunque richiesta, arriveranno le folle, ma a lungo andare manderesti allo sbando una società, la possibilità di vivere insieme, incrementando l’individualismo e l’arrivismo risentito.
Gesù non soddisfa bisogni, ma li educa, preparando innanzitutto i suoi discepoli a questo compito fondamentale: edificare una comunità come luogo in grado di far camminare dal soddisfacimento immediato di un bisogno alla gioia liberante e responsabile di un incontro.
Lo fa in poche mosse. La prima: apre gli occhi dei discepoli su una necessità elementare, di cui non si erano neppure accorti. Riaccende lo sguardo, rimette in movimento i sensi atrofizzati. Lui stesso alza le pupille non verso il cielo, ma verso la folla che gli viene incontro, perché sa bene che il Padre è riconoscibile soltanto nella luce che si rifrange sul volto degli altri.
La seconda: non fa magie, ma ricostruisce nei discepoli la fiducia necessaria per credere da capo alle proprie capacità nascoste, sotterrate sotto cumuli di diffidenze o paure. Quante volte, come i discepoli, pensiamo già in anticipo che pochi pani non bastino, che tutto sia inutile. Tu inizia a fidarti e a condividere, facendo la tua parte; allora troverai qualche piccola soluzione, ti accorgerai del ragazzo silenzioso con un po’ di cibo in mano, e ti stupirai che non solo il cibo basterà per tutti, ma addirittura avanzerà per altri e per il tempo che verrà.
La terza: fa sedere la folla sull’erba. Che delicatezza, che attenzione ai dettagli! Una folla in piedi, che corre per prendere tutto per sé, è pericolosa, oltre che violenta. Se ci si siede, intanto c’è più calma, ci si guarda meglio negli occhi, si comincia a passare dal bisogno all’incontro, dal sentirsi tristi distributori di servizi a fratelli che con pazienza condividono già fin dall’inizio molto di più di un pezzo di pane.
E infine la quarta, geniale: Gesù se ne va, passa oltre. Se il percorso dal bisogno all’incontro non avviene, lui stesso non ha più nulla da dire, perché non se ne fa nulla del potere che riceverebbe in cambio. Lo dovremmo ripetere a lungo: la bella notizia è che Gesù non soddisfa bisogni, ma educa i suoi discepoli ad accompagnare e a educare le domande. Per questo è il Signore, per questo è una guida affidabile. E noi di chi ci fidiamo? Che posizione prendiamo di fronte al gesto della moltiplicazione dei pani? Seguiamo chi soddisfa con viltà ogni nostro capriccio pur di starsene tranquillo, o chi ci educa sul serio a guardare più lontano, a moltiplicare la gioia e il bene comune, anche se questo richiede coraggio e desiderio di maturazione?
E ancora: quale chiesa desideriamo? Un “bancomat” per ogni tipo di bisogno religioso, oppure uno spazio evangelico di relazioni adulte in cui rivivere le stesse “mosse” di Gesù? Riaccendere lo sguardo verso i veri problemi, ridare fiducia alle possibilità di coinvolgimento di ciascuno, sedersi per riflettere prima di agire, andarsene con libertà interiore da altre parti quando non ci si schioda dalla chiusura e dal potere?
Dal bisogno all’incontro: questo è il desiderio di Gesù verso di noi e su questo si gioca la maturazione o meno del nostro cuore, il riconoscimento o meno di ciò che si manifesta come vero pane, non illusorio, per i nostri giorni.