LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 15 aprile – 3° di Pasqua (anno B)
IL CIBO DEL RISORTO
(Lc 24, 35-48)
Un fantasma non ha corpo e non ha volto. Non prova sentimenti e non può creare legami; al massimo genera spavento. Diventiamo come fantasmi quando ci allontaniamo gli uni dagli altri, quando tra noi subentra la diffidenza.
Anche gli occhi dei discepoli, presi dalla paura, credono di vedere un fantasma. Viene il sospetto di pensare che tutto sommato, nonostante il timore iniziale, un fantasma sia persino accettabile, perché la sua presenza è del tutto insignificante, non tocca e non chiede nulla, né responsabilità, né coinvolgimento.
Il Risorto non ci sta, non vuole essere scambiato per un fantasma: annuncia la pace, si lascia toccare nel suo corpo ferito, chiede cibo e si siede a tavola, dialogando con i commensali. E’ così che viene riconosciuto, perché nel gesto del mangiare insieme non si può barare, non siamo più dei perfetti anonimi gli uni verso gli altri.
Ancora una volta, dopo il garbo dei teli piegati e delle porte aperte con delicatezza, l’umanità del Risorto non smette di stupire, nella sua incredibile attenzione corporea ai dettagli: chiede da mangiare, come succede a tutti noi, con gentilezza e con il desiderio struggente che qualcuno condivida senza paura il pasto con lui.
Per troppo tempo abbiamo pensato che la quotidianità della vita fosse estranea al Vangelo e che la santità fosse più adatta a fantasmi disincarnati piuttosto che a uomini e donne in carne e ossa, che amano, soffrono, sperano, mangiano, sognano. Il Risorto non è un fantasma, e non lo sarà mai, fino alla fine dei tempi! Questo dettaglio cambia tutto e fa del nostro lavoro quotidiano, con il quale ci si guadagna con fatica il pane per vivere, il luogo più alto dell’incontro con Lui.
Questa invidiabile attenzione di Gesù per i dettagli corporei è al centro dell’ultima esortazione di Papa Francesco sulla santità. Così scrive: “Ricordiamo come Gesù invitava i suoi discepoli a fare attenzione ai particolari. Il piccolo particolare che si stava esaurendo il vino in una festa. Il piccolo particolare che mancava una pecora. Il piccolo particolare della vedova che offrì le sue due monetine. Il piccolo particolare di avere olio di riserva per le lampade se lo sposo ritarda. Il piccolo particolare di chiedere ai discepoli di vedere quanti pani avevano. Il piccolo particolare di avere un fuocherello pronto e del pesce sulla griglia mentre aspettava i discepoli all’alba. La comunità che custodisce i piccoli particolari dell’amore è luogo della presenza del Risorto”.
La chiesa, dunque, non è una fortezza infestata dai fantasmi, ma una casa di corpi e di volti, che credono di potersi sedere, ogni volta, a tavola insieme. Nonostante tutti i fallimenti e le ferite della storia.