LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 29 marzo – 5° di Quaresima (anno A)
IL PROFUMO DI BETANIA
(Gv. 11, 1-44)
C’è un’atmosfera stantia e pesante, aria viziata e di morte ogni volta che cediamo alla chiusura, all’autosufficienza, alla freddezza dei rapporti spenti, senza tenerezza. “Vieni fuori!”: nel grido di Gesù davanti alla tomba di Lazzaro c’è tutta la contestazione e la sofferenza di fronte a ciò che mortifica l’uomo, ma anche l’annuncio liberante che ciascuno di noi è sempre più grande di ciò che in lui sta morendo.
Marta se ne accorge ed esce verso Gesù. Maria, nel suo silenzio raccolto, è aiutata da Marta a incamminarsi in fretta verso il Maestro. E’ così che si risorge, non nell’ultimo giorno, ma già adesso: non rimanendo da soli, ma generando luoghi in cui possano circolare affetti veri, in cui è possibile piangere senza vergognarsi, parlarsi a vicenda senza schermi, trovare il proprio posto e i propri tempi a partire dall’attenzione a storie diverse e a caratteri diversi.
Betania, per Gesù, è tutto questo: è il luogo dell’amicizia, della tenerezza forte che apre all’invocazione, della condivisione del pasto festoso come del dramma di una malattia o di un lutto. E qual è il vero amico se non colui che ti dice: “Ricordati che non sei soltanto ciò che in te sta morendo”? Che non fa le cose al posto tuo, ma ti invita a muoverti, a risvegliarti, a metterti in cammino, come è successo per i discepoli, per Marta e per Maria?
Risorgere significa uscire, andare incontro all’altro, lasciarsi ferire con tenerezza dall’esperienza dell’altro. Il vangelo può circolare tra noi se prima di Gerusalemme c’è Betania, uno spazio reale in cui possano risuonare tutte le sfumature dell’umano: il pianto e la festa, l’amicizia e il confronto, l’ascolto silenzioso e il grido sofferto, le domande e le attese.
Per Gesù è stato decisivo questo profumo, contro l’odore stantio e insopportabile del sepolcro. Non lo dovrà essere, a maggior ragione, per la chiesa del Risorto? Non dovrà essere questa la testimonianza profetica del cristianesimo in mezzo a questi tempi duri, in cui siamo di colpo messi a confronto con la morte e con tutte le nostre fragilità?
Senza dubbio è il profumo di Betania che ci salverà e ci permetterà di ripeterci a vicenda: “siamo più grandi di ciò che sta morendo in noi”, perché siamo fatti per risorgere. Ancora una volta, con fiducia!