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La Traccia Domenica 27 Ottobre

LA TRACCIA – Un pensiero per domenica

Domenica 27 ottobre – 30° del Tempo Ordinario (anno C)
POTENTE UMILTA’
(Lc 18, 9-14)

Sembra contradditorio, oltre che fuori moda, definire l’umiltà con l’aggettivo “potente”. In effetti, una lunga storia che ci sta alle spalle ha insinuato l’idea che l’umiltà appartiene al debole, all’ingenuo, a chi, in maniera diversa, si lascia schiacciare e mortificare.
Se torniamo, però, alla vita reale, ci si accorge che le cose stanno diversamente e che l’umiltà ha una corporatura consistente: è proprio l’atteggiamento umile ad essere una forma tale di saggezza da rendere potentemente umana la vita di ciascuno di noi.
Essere iniziati all’umiltà, infatti, significa poco per volta fare spazio a ciò che ci precede e a ciò che ci sta accanto: è come un allargamento ossigenante della memoria, che loda e ringrazia, è un approfondimento dei sensi, che toccano la presenza dell’altro e si lasciano coinvolgere dal mondo e dalle cose senza ritenere di esserne i padroni. Per questo motivo la postura stessa dell’umile, a differenza di quella del superbo, è discreta e non occupa con prepotenza tutta la scena, non certo per viltà o timidezza, ma perché sa, in modo consapevole e preciso, che la sua vita è sempre preceduta da altro e non esiste se non in mezzo ad altri che camminano con lui.
Se è così, bisogna davvero avere forza e una buona dose di coraggio per muoversi nel mondo di oggi in questo modo, poiché attraverso il lavoro dell’umiltà non si può più rimanere spettatori esteriori della vita, sulla quale si è pronti a gettare giudizi frettolosi e spietati, ma si impara ad esserne coinvolti dall’interno con franchezza e responsabilità, a non parlare senza aver conosciuto o vissuto anche solo un minimo ciò di cui si tratta.
Per questo la parabola evangelica chiarifica che solo l’umiltà è la condizione della preghiera gradita a Dio, che non può ma essere contro qualcuno, né ridursi ad una sorta di autocelebrazione o di distributore sacro per i propri interessi, ma un esercizio di rallentamento, di libero ridimensionamento per imparare a stare al mondo da uomini.
Quando avviene questo, ciò che emerge è un doppio desiderio: quello di saper riconoscere con schiettezza i propri sbagli e tentare di essere un po’ migliori e trasparenti nel rapporto con i fratelli. Dunque, altro che debolezza! La postura dell’umile è potenza di umanità, capacità di accoglienza, saggezza nel fare discernimento sulla propria vita e su quella degli altri. Questa è l’unica preghiera gradita a Dio, anche perché è l’unica davvero possibile. Diversamente non sarebbe preghiera, ma ci sarebbe solo spazio per il protagonismo e per la supponenza di sentirsi sempre e comunque migliori di tutti gli altri.
Cammina coraggiosamente con la postura dell’umile! Fai in modo che non ci sia mai sulla tua bocca la frase “io non sono come gli altri, perché sono superiore”, ma solo e sempre “io sono in cammino come gli altri e insieme agli altri”! Allora sarai un uomo, arricchito di potente umiltà.

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