LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 21 luglio – 16° del Tempo Ordinario (anno C)
NON AFFANNARTI
(Lc 10, 38-42)
La fatica della riflessione non sembra godere attualmente di molta stima. Nell’epoca della fretta, delle reazioni immediate, dell’efficientismo, è facile che si radichi in noi l’idea che l’ascolto, il discernimento profondo delle cose che succedono, la lettura attenta dei fatti siano una perdita di tempo.
Ma se l’agire non è pensato, è ancora umano? La qualità delle nostre azioni non dipende forse dal senso e dalla giustizia che vi riconosciamo? Marta non viene rimproverata da Gesù per il gesto del servizio ospitale, ma perché in quell’agire mette al centro se stessa e non l’ospite, l’affanno da prestazione e non l’incontro reale con chi è entrato a casa sua.
Dunque non basta ospitare: è necessaria una “giustizia” dell’ospitalità, grazie alla quale ogni gesto, ogni parola, ogni più piccola attenzione si pongono davvero al servizio di un legame con l’altro che fa uscire dal narcisismo, dall’autosufficienza, dalla fretta affannosa, per essere disposti a lasciarsi cambiare dal dialogo che si sta vivendo.
E’ una provocazione molto forte quella di Gesù, che lui stesso vive “in diretta” nella casa di Marta e Maria: sceglie la parte migliore chi non ha timore della lungimiranza dell’ascolto paziente, proprio quando le urgenze ci mettono in testa la tentazione della fretta. Non lasciamoci rubare questa saggezza, che ci permette ogni volta, in ogni situazione imprevista, di trovare la decisione migliore, che non nasce mai dal nostro affanno, foriero di superficialità e alla fine del tutto sterile e astratto.
Per la Scrittura lo straniero che bussa alla porta, il viandante che viene ospitato opera un’apertura tramite cui si riconosce di avere a che fare addirittura con Dio. E lo comprendiamo: se non riempi quell’incontro con il tuo inguaribile presenzialismo, ma avrai tempo ad ascoltare e a incrociare la storia dell’altro, accadrà qualcosa di nuovo per te, che non ti sarà più tolto. E non importa se non hai finito di pulire a puntino o di mettere tutto a posto: la casa ospitale non è quella perfetta, ma quella in cui ciascuno può sentirsi a proprio agio.
Meno male, dunque, che tra il dire e il fare c’è in mezzo il mare prezioso della riflessione, che fa dei nostri legami e dei nostri affetti quotidiani un presidio di umanità. E dove c’è saggezza umana è già all’opera il desiderio buono di Dio per la sua creazione.