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La Traccia domenica 31 Marzo

Domenica 31 marzo – 4° di Quaresima (anno C)

FESTEGGIARE IL DESIDERIO

(Lc 15, 1-3.11-32)

 

Una lunga mentalità moralistica ci ha abituati a ritenere che seguire il proprio desiderio sia una forma di egoismo. Ne è scaturita l’idea che il rapporto con Dio debba spegnere il desiderio o, nel migliore dei casi, disciplinarlo. La parabola del Padre misericordioso mette in crisi questo schema disumano.

Che cosa succede, infatti, nella vita dei due figli? Accade che, per vie diverse, ambedue mortifichino il proprio desiderio; o per eccesso, nel caso del figlio minore, o per difetto, nel caso del maggiore. Il primo, infatti, ritiene di poter realizzare la propria vita prendendo tutto per sé, tramite il consumo sfrenato di ogni cosa. Alla fine si ritrova più scontento e affamato di prima. Il secondo, invece, ha imparato molto bene a soffocare in modo sistematico il suo desiderio, preferendo la suggestione comoda, ma triste e schiavizzante, dell’obbedienza legalistica. E così si ritrova estraneo proprio in quella casa in cui pensava di essere al sicuro.

Che cosa fa il Padre? Con il suo amore incondizionato stana i due figli, li mette a nudo, restituendo loro la bontà del proprio desiderio, perché ridiventi il motore fruttuoso della loro esistenza. Grazie all’abbraccio del Padre, il figlio minore comprende che non esiste desiderio che non sia custodito e salvato dalla legge della condivisione. Il figlio maggiore, dal canto suo, può scoprire che non ha senso una legge che non sia davvero a servizio dell’uomo e della relazione riconciliante con i fratelli. E tutto questo avviene attraverso l’esperienza della festa, luogo in cui il desiderio può ritrovare tutta la sua altezza umana e la sua trasparente vocazione originaria all’amore che dura.

Lasciamoci dunque liberare da un’immagine di Dio soffocante, che non ha nulla da spartire con il Padre di Gesù, il quale non si riconosce né nella fuga consumistica, né nel soffocamento moralistico. Anche se non è facile, cerchiamo di sentire su di noi l’abbraccio di un Dio che sostiene e guida il desiderio, che custodisce la libertà umana restituendola al suo movimento originario verso gli altri.    In fin dei conti, è proprio la logica commerciale ad avere bisogno di figli che consumano all’inverosimile, o che obbediscono come macchine alle leggi dispotiche del mercato. La parabola è un antidoto benefico a tutto ciò perché, rivelando il volto del Padre misericordioso, ci umanizza, ridonandoci la saggezza della condivisione contro il consumo menzognero di tutte le cose e la scioltezza della gratitudine contro l’apparente sicurezza del legalismo soffocante.

Per tale motivo Dio, il Padre di Gesù, ci prepara una festa. A noi il coraggio di prendervi parte con libertà, senza invidie o inutili rancori!

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