Domenica 17 marzo – 2° di Quaresima (anno C)
CUSTODIRE LA BELLEZZA
(Lc 9, 28-36)
I discepoli, scesi dal monte della Trasfigurazione, non raccontano ciò che è accaduto. Lo faranno molto più avanti, dopo la Pasqua, lasciando che la memoria di quell’episodio sostenga e renda possibile la testimonianza della risurrezione.
Credo che valga la pena sostare su questa “resistenza silenziosa”: le cose belle, come tutti i momenti gratuiti di rigenerazione, richiedono di essere prima di tutto custoditi, sedimentati interiormente, nonostante la fretta con cui vorremmo raccontarli. Se non avviene questo, svaniscono come niente, o si trasformano in allucinazioni momentanee, per perdersi non appena vengono esposti troppo velocemente sotto i riflettori.
Forse, l’insegnamento della Trasfigurazione si nasconde anche in questa saggezza: in un mondo imbruttito, è più chiaro che senza bellezza non si vive, ma la bellezza umana non può essere sbandierata con ingenuità. Non la si può condividere per forza con tutti e in qualunque situazione, non certo perché la si vuole trattenere con invidia per sé, ma proprio perché possa entrare davvero nel cuore ed essere pronta per quando i tempi saranno maturi.
Oggi vogliamo tutto e subito; ogni cosa deve apparire e risolversi in un batter d’occhio. Ancora una volta Gesù, come già era accaduto nel deserto, si sottrae a questa tentazione e avvolge i discepoli nella nube, perché la vera bellezza che salva il mondo non sia sciupata, non assomigli ad un violento temporale che fa solo danni, ma diventi come la pioggia, che irriga il terreno poco per volta e che solo dopo molto tempo permette al seme di germogliare.
La chiesa ha questo compito: evitando la fretta, riconoscere prima di tutto la sua fragilità e il suo inevitabile ritardo di fronte alle vesti sfolgoranti del Signore e curare la gioia quotidiana del Vangelo, sapendo che non può essere frettolosamente sciupata, ma custodita e vissuta giorno per giorno affinché, con pazienza, a tempo opportuno, possa portare luce e risurrezione dentro la vita concreta di ciascuno di noi.