LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 10 marzo – 1° di Quaresima (anno C)
TRA LE PIETRE E IL PANE
(Lc. 4, 1-13)
Non possiamo sapere fino in fondo che cosa sia accaduto nei quaranta giorni in cui Gesù è rimasto da solo, nel deserto, con la sua fame. Ed è giusto così. A forza di voler tenere tutto sotto controllo, rischiamo di dimenticarci che nei tornanti decisivi della vita umana non si può essere sempre accompagnati da qualcuno. E’ necessario, invece, entrare in quella sana solitudine generativa che ogni scelta radicale porta con sé.
Che cosa succede, dunque, nel deserto? Accade che Gesù impara a prendere nettamente le distanze dallo stile molesto e invadente del Tentatore. E lo fa con una straordinaria libertà.
“Non di solo pane vivrà l’uomo”: prende le distanze dall’illusorio godimento immediato e magico di tutte le cose, che uccide il desiderio e spegne la speranza.
“Solo al Signore renderai culto”: prende le distanze dall’idolatria del potere, del ruolo fine a se stesso, del controllo spasmodico, del possesso invidioso.
“Non tenterai il Signore tuo Dio”: prende le distanze dalla disumana affermazione di sé, dalla strumentalizzazione del sacro – e della Scrittura stessa – per scopi violenti, discriminatori, narcisistici.
Il Tentatore è molesto perché non lascia spazio, perché sovverte i linguaggi e le esperienze più belle piegandole a suo vantaggio, perché semplifica tutto, getta sospetto, toglie l’aria, mortifica l’uomo.
Gesù, invece, prende tempo, apre storie, rimanda al Padre, agli altri, allo stupore accogliente per il mondo e per le cose. Prendere le distanze, per Gesù, significa ricreare lo spazio affinché l’uomo rimanga uomo e non sia molestato dalla schiavitù dell’idolo, che spesso può anche assumere l’apparenza di una forma di zelo per il bene, ma realizzato in modo dogmatico e spietato.
Oggi più che mai è necessario che la comunità dei discepoli prenda le distanze dalla molestia mortificante della prestazione, dell’arrivismo, della pesantezza delle strutture, della riduzione dei legami a puro commercio, da cui non è esente neppure la stessa religione se non si fa sufficiente attenzione. E’ la differenza che passa tra le pietre che appesantiscono e il pane gustoso che rende sciolto il cammino. Tutto dipende da come entriamo in ciò che viviamo: il sospetto conduce ad un vicolo cieco, mentre la fiducia dona il giusto sguardo promettente su ogni cosa. Il Tentatore vuole sempre farci credere che basta una magia per passare dalle pietre al pane, mentre questo passaggio è possibile, senza illusioni, solo nella fatica quotidiana della fede, che rinuncia all’idolatria dell’autosufficienza e dispone testa e cuore all’apertura e al coinvolgimento responsabile, anche a costo della solitudine.
Questa è la strada che custodisce la bellezza e la profondità della nostra umanità. Gesù, vivendola e decidendola come forma della sua vita, la apre e la traccia per noi, attraversando il deserto. A favore di tutti.