LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 25 novembre – Solennità di Cristo Re dell’universo (anno B)
IL PROCURATORE SMEMORATO
(Gv 18, 33-37)
Pochi, come Pilato, hanno potuto incontrare la verità a un palmo di naso. E’ quell’uomo, che davanti a lui, quel giorno, in modo inatteso, si definisce re, ma in modo diametralmente opposto alla maniera del mondo. Eppure il procuratore non se ne rende conto, a differenza del centurione che, dopo qualche ora, riconoscerà Gesù crocifisso come il Figlio di Dio.
Ci soffermiamo poco su questo particolare: come è possibile che Pilato non si sia ricordato di Gesù, non sia stato mosso interiormente da quell’uomo? Eppure era lì, di fronte a lui, faccia a faccia. Saranno altri a diventarne testimoni: donne del popolo, assai poco abbienti ma piene di umanità dopo essere state rigenerate dal suo perdono, discepoli che, con enormi limiti di comprensione e di carattere, hanno tuttavia imparato a stare a tavola con lui, a condividere guarigioni e incomprensioni, viaggi pieni di polvere e di tanto in tanto di piccole gioie, a prendere sul serio parole profonde e tocchi che liberano dal male.
Sta qui il problema di Pilato: credere che la verità possa essere semplicemente interrogata tenendola a distanza, senza alcun tipo di coinvolgimento personale. E così succede che la perdi, anche se è lì, a due passi da te. Ma Gesù non è una formula matematica, neppure è riducibile ad una dottrina: puoi anche sapere molte cose di lui a memoria, ma se non ti sei lasciato toccare nel profondo presto o tardi le dimenticherai e in ogni caso non potranno diventare significative per la tua vita.
Di che cosa e di chi, invece, ci ricordiamo in modo indelebile? Di quelle persone, relazioni, affetti, avvenimenti che non abbiamo respinto a distanza, ma abbiamo lasciato che spiazzassero e arricchissero il racconto della nostra vita. Anche e proprio per questo Gesù non è re e signore alla maniera onnipotente di questo mondo, perché non vuole essere subìto come un padrone scorbutico, né ci tratta da burattini, ma suscita e chiede il nostro coinvolgimento, una dedizione appassionata accompagnata da una libera decisione per il suo modo di stare al mondo, fino in fondo e fino alla fine.
Chiediamo al Signore di non essere smemorati e silenti come il procuratore Pilato. Solo così potremo ricordarci e fare memoria, uscire allo scoperto dalle nostre zone grigie di indifferenza, raccontando la libertà del vangelo di generazione in generazione, a favore di tutti coloro che, anche oggi, nonostante tutto, vorranno fare parte della storia di Dio con noi, senza lavarsene le mani.
Basta un nulla per cadere nell’oblio, interrompendo la trasmissione della fede, come è successo nel caso di Pilato; ma basta altrettanto poco, grazie ad un atto di fiducia e di coinvolgimento credente, per aprirsi al vangelo e rilanciarne per sempre la memoria, come è accaduto al centurione sotto la croce.
E da quel momento, lasciando il procuratore nella sua opaca dimenticanza, non potrà che nascere e rinascere vita, moltiplicandosi senza misura nei racconti quotidiani di ciascuno di noi.