LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 4 novembre – 31° del Tempo Ordinario (anno B)
ASCOLTA!
(Mc 12, 28-34)
L’ascolto richiede tempo. E per avere tempo occorre fermarsi, riflettere prima di parlare, esaminare se stessi in profondità, accogliere prima di giudicare.
L’impressione è che su questo punto siamo in grave difetto: l’atteggiamento diffuso identifica l’ascolto come perdita di tempo. Si dice che è giunto il momento del fare, non della riflessione; sappiamo già come agire e nulla deve essere diverso dal nostro programma, dai nostri schemi, dalle nostre abitudini sclerotizzate.
Lo scriba del Vangelo è lontano da questa isterica frenesia onnipotente. Si rivela molto saggio nel suo modo di essere, aprendo il cuore senza pregiudizi a qualcosa di grande che sentirà risuonare dalla bocca di Gesù. Sa, da buon maestro, che non può permettersi di avere fretta, a tal punto da riconoscersi lui stesso come discepolo.
In effetti, il senso della vita non è semplificabile, non è questione facile e veloce. Non a caso Gesù, ancora una volta, complica, moltiplica, allarga il discorso: non si tratta di un “primo” comandamento, ma di “due”. Questa è la vera saggezza: riconoscere che l’esistenza ha molte sfaccettature, che il rapporto stesso con Dio è più laborioso di quanto si creda, perché si gioca nella faticosa prossimità con chi ci sta attorno, nella capacità di fare spazio, di guardare più in profondità, esercitando pazienza e magnanimità.
Sarà per questo motivo che tendiamo a non fermarci mai? Forse è una forma di difesa per evitare di mettere a nudo la nostra inconsistenza interiore bisognosa di cura?
E se ritornassimo davvero alla prima fondamentale chiave di lettura di tutta una vita, di tutti i comandamenti? Ascolta, rimani fino in fondo in ciò che stai vivendo senza fuggire, riconosci che non sai tutto, non avere paura di questa mancanza. Ridonati del tempo e un po’ di calma per comprendere le cose, perché soltanto così “non sei lontano dal Regno di Dio”, perché soltanto così, come è successo per lo scriba, il vangelo può iniziare a fare breccia in te con il suo respiro e la sua benedizione. Ovviamente se lo vuoi davvero, senza resistenze più o meno nascoste!
A meno di tanto Gesù ti passerebbe di fronte e proseguirebbe in avanti, senza che sia accaduto l’incontro reale della fede. Il risultato sarebbe un cristianesimo senza Gesù, annacquato e generico, in ultimo insignificante e deresponsabilizzante.
Dovremmo cominciare, come Chiesa, a dircelo senza paura: se questa disposizione di apertura non c’è e non viene educata, si moltiplica soltanto la richiesta mortificante di generici servizi sacri. E, come osserva lo scriba saggio, non si può pensare che siano cerimonie e sacrifici a generare la fede.