LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 9 settembre – 23° del Tempo Ordinario (anno B)
IL RESPIRO DI CUI ABBIAMO BISOGNO PER VIVERE
(Mc 7, 31-37)
La chiusura del cuore e dei sensi produce tristezza, disumanità, impossibilità di relazionarsi. Il gesto di Gesù che guarisce il sordomuto ci restituisce questa consapevolezza: tu sei un uomo, dunque sei aperto sul mondo, sugli altri, libero di prendere in mano le tue chiusure ed essere diverso. Puoi mascherarti, o cedere alla paura, ma se torni ad ascoltare il corpo, la pelle, le dita, la saliva e la terra non puoi che riconoscere da capo il tuo desiderio di comunione, di una parola che diventi tessitrice di legami buoni.
Gesù geme, soffre nell’infondere il soffio che apre, come avviene sulla croce quando dona il suo Spirito, poiché deve perdere qualcosa di sé per poter dare vita ad un altro. Non c’è altra strada: dona te stesso, esercita il cuore perché si apra, la bocca perché possa parlare bene, le orecchie perché ascoltino la profondità e i sussurri spesso nascosti di tutte le cose. E’ dura, è difficile, è un’esperienza di gemito, di riconoscimento della propria fragilità. Ma solo questa via conduce alla vita e fa guarire dalla chiusura sterile.
E’ sempre motivo di stupore accorgersi che questo evento di respiro e di apertura fiduciosa avviene ancora una volta in territorio straniero, al di là dei confini di Israele. Proprio qui, in periferia, Gesù incontra una comunità di gente dinamica, sciolta, capace di condurre a lui un uomo perché sia guarito. Non solo, ma l’apertura di uno produce un respiro nuovo per tutti i presenti, che senza saperlo pronunciano, in territorio pagano, le parole stesse della Scrittura, della creazione e dei profeti: “Ha fatto belle tutte le cose, fa udire i sordi e parlare i muti”.
D’altronde, il soffio proviene sempre da una perdita, da uno svuotamento, ma al tempo stesso è così sottile da superare ogni confine e raggiungere chiunque si lasci coinvolgere dalla sua liberante benedizione.
E’ un monito per la chiesa di tutti i tempi: arriva il momento di riconoscere che il respiro del vangelo è presente oltre i recinti sicuri che ci siamo costruiti, giunge il tempo in cui dobbiamo attrezzarci per coglierne il suono dove fino ad ora pensavamo che non ci fosse. Annuncio bello, ma anche pericoloso! I detentori del sacro e chi da troppo tempo li circonda saranno certamente invidiosi e faranno di tutto pur di spegnerlo, ritenendosi difensori di privilegi che loro stessi si sono egoisticamente assegnati. Ma chi se ne importa? Quando fai il salto del respiro evangelico, come è successo per la comunità del sordomuto guarito, non torni certo indietro, a dispetto di chi, per gelosia, continuerà ad aggrovigliarsi nella propria chiusura senza futuro.
“Effatà, apriti”: che bella notizia! Dividerà gli animi, qualcuno vi resisterà strenuamente. Pazienza: con serenità e coraggio stupiamoci ogni giorno dell’impasto di saliva e terra, delle aperture impreviste che esso genera come dono sempre nuovo dello Spirito, senza cedere alla tentazione di tornare indietro.