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La Traccia Domenica 2 Settembre

LA TRACCIA – Un pensiero per domenica

Domenica 2 settembre – 22° del Tempo Ordinario (anno B)
IL BATTITO DEL CUORE
(Mc 7,1-8.14-15.21-23)

Se ti sei abituato ad avere un cuore di pietra, a lungo andare non senti più niente. Non ti accorgi di nulla, non gioisci e non soffri. Può essere una forma di difesa, o forse il tentativo di nascondere la propria fragilità, come se la debolezza, o l’avere bisogno dell’aiuto degli altri, fosse una vergogna da rimuovere.
Se ti sei abituato ad avere un cuore di pietra, sarà facile per te appellarti a leggi o a tradizioni, nate in realtà al servizio dell’uomo e della sua socialità, per schiacciare e dividere, per generare paure e sospetti infondati.
Se ti sei abituato ad avere un cuore di pietra, penserai oziosamente che la vita non può e non deve passare attraverso di te e il tuo contributo creativo, ma solo demandando le responsabilità ad altri, a ciò che ti rimane del tutto esterno e non ti tocca.
Ma Gesù interpreta la legge, la riconduce al suo senso originario e va diritto al cuore. Non se ne fa nulla di un popolo cerimonioso, che lava con cura stoviglie e bicchieri ma non palpita neppure di fronte alla violenza, alla discriminazione, al rifiuto del bisognoso.
E’ ora di far risorgere il cuore, di educare la nostra interiorità come il bene più prezioso che abbiamo, è arrivato il momento di riacquisire quella saggezza che permette di leggere il suo battito, di ascoltare con attenzione il suo ritmo. E’ ora di “mollare la presa”, di smetterla di difendersi a denti stretti, imparando da capo che la fragilità non è un tabù, ma la porta che conduce al nostro essere uomini. Dall’interno, infatti, escono l’invidia, la calunnia, la mortificazione dell’altro, se i battiti dell’interiorità, del cuore, non sono nutriti, custoditi, accompagnati, ascoltati fino in fondo.
Certo, devi riconoscerti fragile, ma proprio per questo il vangelo è una lieta notizia: ti dice che a fronte delle ferite non hai bisogno di pietre o di difese disumanizzanti che prima o poi uccidono te e il tuo fratello, ma di quella fiducia che sostiene un corpo vivo, aperto, pronto a sussultare di gioia o di indignazione di fronte alle cose quotidiane della vita.
Lascia le stoviglie e i bicchieri, per quanto anche quei gesti possono avere il loro senso, molla la presa, la rigidità, il timore di perdere, quelle tradizioni che in realtà sono diventate una inutile corazza per le tue paure. Rimettici il cuore nelle cose che fai, usa il suo ritmo e il suo inconfondibile palpitare. Ti riconoscerai più fragile, certo, ma più forte e più saggio nella tua umanità!

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