Domenica 5 agosto – 18° del Tempo Ordinario (anno B)
SULL’ALTRA RIVA
(Gv 6, 24-35)
Per passare dal bisogno all’incontro, dal soddisfacimento immediato all’apertura del desiderio, è necessario attraversare il lago e andare sull’altra riva. In una sola parola, occorre fidarsi, muoversi in avanti, senza tornare indietro.
Questa decisione, non priva di rischi e di faticoso lavoro interiore, è un vero e proprio esodo: richiede di abbandonare l’attorcigliamento in se stessi, per intraprendere il cammino verso una direzione buona, inattesa, inedita, che si spalanca davanti a noi. Non è un percorso facile, perché ci si sente come nel deserto, alle prese con le proprie paure, con le intricate difese mentali, con il tentativo sempre presente di tenere tutto e non sciogliere nulla pur di non affrontare il faticoso itinerario della libertà.
Ancora una volta, alle richieste di chi lo insegue, Gesù non risponde risolvendo magicamente ogni tipo di attesa. Prosegue nella sua capacità singolare di rompere schemi e sicurezze assodate, di rilanciare sempre il discorso, di suscitare la responsabilità dei suoi interlocutori. L’impossibilità di trattenere Gesù e di poterne controllare gli spostamenti, nella sua scioltezza di essere già sempre là prima della folla e degli stessi discepoli, è la condizione perché non sia scambiato per un idolo, che bloccherebbe il cammino di ricerca e farebbe procedere all’indietro verso la schiavitù d’Egitto. Lui è la “via” alla verità e per questo chiede la disposizione fiduciosa del viandante. E’ così che il cibo diventa buono; è soltanto così che Gesù stesso può essere riconosciuto come il Pane della vita, interrompendo l’insaziabile voracità di chi pensa di sfamarsi e di essere felice mangiando ogni cosa e tenendo tutto per sé.
E’ facilissimo tornare indietro su questo punto, cedere alla tentazione di cercare di nuovo il Maestro perché ha moltiplicato dei pani. Ma se adesso tu sei qui, se su questa riva ci sei arrivato, non tornare a riannodarti, perché qualcosa di irreversibilmente nuovo è successo per te. Il Signore è a casa su questo terreno e tu puoi sentirti a casa continuando a percorrere con lui il deserto promettente della libertà. Non lasciare che la mormorazione prenda il sopravvento su di te; non permettere che la disonestà o la menzogna di altri producano nella tua mente nuove difese per legittimare una retromarcia.
Certo, se una comunità si lascia prendere dalla diffidenza, rimarcando sempre il passato, la riva precedente, l’Egitto che sta alle spalle, è molto difficile guardare davanti e proseguire con lucidità verso ciò che tiene e dà la vita. Ci si lascia prendere da falsi sensi di colpa, fino a pensare di non essere perdonati, di essere di continuo nell’errore, di non trovarsi degni delle cose migliori che ci portiamo dentro.
Passare sull’altra riva, dunque, esige un’onestà condivisa, l’impegno reciproco a fidarsi, senza volgersi indietro, permettendo che sia la lieta notizia del Pane di vita ad aprire la strada. La carità più grande che possiamo donarci è quella di aiutarci a vicenda a ricordare che il nostro cuore, nonostante tutto, è abitato da un desiderio molto più grande e bello rispetto alle mormorazioni e alle cattiverie di cui pure siamo capaci. E il Signore si appella proprio a quel desiderio, lo suscita, lo sveglia, nella speranza che nessuno torni indietro lasciandosi abbindolare da facili luccicanti promesse, ma possa continuare con scioltezza, nella fiducia, il cammino verso il cibo che sfama per sempre.