LA TRACCIA – Un pensiero per domenica
Domenica 17 giugno – 11° del Tempo Ordinario
DIO NON È ESTREMISTA
(Mc 4, 26-34)
Il Regno di Dio non fa rumore, ma cresce nel silenzio. Non dà spettacolo, ma lavora dietro le quinte. Non si impone, ma si offre al riconoscimento appassionato della libertà. Non ha nulla da spartire con la violenza, ma richiede un unico fondamentale atteggiamento: la fiducia necessaria per aprire la mano, magari un po’ tremolante, e consegnare il seme alla terra, senza spaventarsi della sua piccolezza. Il frutto arriverà perché qualcuno, da qualche parte, ha avuto il coraggio di seminare; il granello di senape diventa una pianta, fino a ospitare alla sua ombra gli uccelli del cielo, perché qualcuno, un giorno, non si è bloccato di fronte alla sua iniziale insignificanza e con coraggio lo ha seminato.
E’ proprio vero: spesso piangiamo sull’assenza dei frutti perché in realtà abbiamo già deciso in segreto di non decidere, di non muoverci, di non faticare nel preparare il terreno. E così si rimane fermi davanti a motivazioni pur legittime: il seme è troppo piccolo, il terreno non è adatto, altri sono già stati delusi. E allora? Lasci che tutto finisca? Che tutto inaridisca? Non ci saranno mai le condizioni ideali per agire: c’è sempre e soltanto questa storia, questo tempo di mezzo tra la semina e il raccolto, in cui è possibile allargare la mano perché il seme cada e vigilare con gli occhi aperti sull’arrivo gradito dei primi frutti.
Per fare questo abbiamo bisogno di molta fiducia e la lieta notizia del Regno oggi suona così: puoi credere a tal punto a questo tempo da ricominciare ogni giorno a curare il terreno dell’umanità affidato a te. Nell’epoca della fretta, almeno il Vangelo non ci chiede tutto e subito, né di essere perfetti o già arrivati, ma rivela che possiamo prendere sul serio la nostra vita quotidiana, con le sue piccolezze e le sue storture e metterci in cammino, lontano dai grandi proclami e dai perfezionismi fondamentalisti. Dio ci raggiunge lì, nel mezzo, perché non è estremista, suscitando quella fiducia che permette di ricominciare quando sembra che tutto finisca e di avere uno sguardo riconoscente su ciò che, nel silenzio, si sta trasformando in frutto maturo.
Questo è lo stile del Dio cristiano, l’unico che nell’intreccio con la nostra risposta libera è in grado di far andare avanti il mondo, prendendoci così sul serio da partire sempre e soltanto da quel piccolo seme che è la storia imprevedibile di ciascuno di noi.