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La Traccia Domenica 27 Maggio

Domenica 27 maggio – SS. Trinità (anno B)

IDOLO O DIO?

(Mt 28, 16-20)

    Nei momenti di debolezza o di smarrimento si diventa più vulnerabili. Da un lato ci si riconosce bisognosi di aiuto, più disposti ad essere accompagnati. Dall’altra, però, si possono vivere situazioni in cui è facile essere ingannati, o cercare soluzioni veloci, a buon mercato.

Visto che di fiducia si vive, è necessario sempre domandarsi di chi ci si può fidare. Un criterio può essere questo: vuole davvero il tuo bene non chi ti promette magie o facili scorciatoie, ma chi ti offre un faticoso cammino di libertà, di coinvolgimento personale, di responsabilità.

E’ la differenza che intercorre tra l’idolo e Dio: il primo si presenta luccicante, ma finisce per schiavizzarti, mentre il secondo ti chiama in causa, rilancia la tua decisione e, se ne accogli la voce, assapori la libertà, il raggiungimento della statura adulta della vita. Un idolo non direbbe mai “andate”, ma “siete stanchi, faccio io le cose per voi, state fermi sotto la mia protezione”. Un idolo non direbbe “insegnate”, ma “dominate, imponetevi sugli altri, non lasciate che pensino troppo”. Un idolo non affermerebbe mai “sono con voi fino alla fine del mondo”, perché non potrebbe compromettersi fino in fondo con una fedeltà così grande.

Ai discepoli che, forse, continuano a scambiarlo per un idolo davanti a cui prostrarsi in modo servile, Gesù si manifesta come l’esatto contrario: “Ora voi siete smarriti, potrei approfittare di voi, convincervi con qualche magia, mortificarvi, risolvere i vostri bisogni per rendervi sempre dipendenti da me. E invece no: il Padre mio non è un idolo, ma è il Dio della libertà, fino alla fine. Per questo vi dico di prendere in mano il vostro fallimento, perché so che siete capaci di ricominciare, di aprirvi, di trasformare questa ferita, questa delusione, in qualcosa di nuovo. Per questo sarò sempre con voi, non per sostituirmi a voi, ma per gioire e fremere insieme a voi ogni volta che, nel gioco tra il mio Spirito e il vostro spirito, nella fatica dei vostri giorni, riuscirete a diventare e a rimanere uomini”.

Gesù non è un idolo da adorare, ma il Figlio che apre al Dio della libertà, al Dio la cui paternità non tiene soggiogati, ma rende liberi di agire, di operare il bene, di camminare in avanti.

Idolo o Dio, dunque? Tra i due c’è un abisso, pur parlando apparentemente lo stesso linguaggio. C’è la differenza tra un’esistenza imbruttita da un atteggiamento di sottomissione, di chiusura, di invidia, di diffidenza e un’esistenza sciolta, libera, che conosce le fatiche, le attraversa, comprendendo che non saranno mai l’ultima parola.

Nessuna prostrazione servile, dunque, perché noi siamo degni di molto di più: “andate, battezzate, insegnate, perché io sono con voi”. E questo ci basti, per non lasciarci ingannare e rimanere lucidi nel sapere riconoscere chi merita davvero il tesoro prezioso della nostra fiducia.

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